Nelle carte dei Tarocchi possiamo notare la presenza di personaggi che compiono delle azioni.
Ad esempio, la Papessa sta interagendo con un libro, oppure l’Eremita sta facendo luce.
Anche gli animali fanno qualcosa, basti pensare ai cani della Luna che ululano, forse litigando o avvisandoci di qualcosa.
Cominciamo così a tracciare una netta distinzione tra il movimento e il gesto.
Un gesto non è un movimento, ma è qualcosa di più importante.
Anche l’uomo medievale non compiva mai gesti invano.
Ad esempio, il cavaliere che bacia la spada propizia la sorte così come il monaco che avvicina il rosario alla fronte, invoca l’aiuto di Dio.
Ogni essere umano, per comunicare, compie un movimento che, caricato di un valore specifico, diviene un gesto.
Proprio per questo lo studio dei gesti permette di valutare determinati meccanismi sociali.
Oltre ciò, possiamo cogliere aspetti dell’animo umano non evidenziabili altrimenti.
Il gesto
Tra il V e l’VIII secolo iniziarono a diffondersi, in abito monastico, diverse indicazioni su quello che doveva essere il comportamento gestuale dei novizi durante l’arco dell’intera giornata.
Nell’opera enciclopedica de Universo (856), Rabano Mauro diffonde il significato, a livello puramente simbolico, delle parti del corpo mettendole in relazione con le virtù morali del cristiano.
Divide i gesti in positivi e negativi.
Gesti positivi sono: lo stare in piedi, il camminare o lo stare seduto. Quelli negativi sono: lo stare distesi o il cadere.
Ci sono poi dei gesti neutrali che acquistano significato positivo o negativo in base alle intenzioni, come: il correre, oppure la salita nel senso dell’orgoglio.
Così, nei secoli, il gesto è divenuto fonte di studio.
L’importanza di un riferimento storico nei Tarocchi
Il problema principale nello studio dei Tarocchi è quello di provare a capire il significato delle carte osservandone semplicemente le figure.
Questo modello di indagine va bene se vuoi rimanere su un piano superficiale.
Tuttavia, quando provi a scendere più in profondità , capirai che la mancanza di un contesto storico rende quasi impossibile capire cosa significano le immagini.
Insomma, se vuoi capire i Tarocchi li devi collocare nel loro contesto d’appartenenza.
Proprio i gesti, per esempio, non hanno lo stesso significato nei diversi contesti culturali.
Se dovessimo prendere un mercante greco dell’antichità oppure un dottorato fiorentino del Rinascimento, questi non attribuirebbero il medesimo valore ai gesti che compiono.
Quindi, per decifrare i Tarocchi di Marsiglia e capire il significato dei personaggi, è necessario conoscerne le origini, sapere in quale contesto sociale e culturale sono stati creati e, un po’ utopicamente, anche da chi.
Come ben saprai, le produzioni più antiche che sono giunte a noi poveri mortali non sono le medesime che risalgono alle origini.
Questo perché le carte da gioco erano un prodotto di uso quotidiano e venivano consumate e gettate via molto facilmente.
Il Tarocco di Marsiglia originale
Ecco perché le carte più antiche che ritroviamo nei musei non sono databili prima del XVI secolo.
Nonostante ad oggi ci siano degli ottimi elementi che ci fanno supporre che i Tarocchi di Marsiglia esistessero prima di quel secolo, non sappiamo esattamente come muoverci al riguardo.
Tuttavia, se da un lato il fatto di non avere sottomano le produzioni più antiche può rappresentare un limite per determinati aspetti, dall’altro non lo è quando si studia la simbologia delle copie successive.
Questo perché le copie successive sono delle riproduzioni fedeli dei primi Tarocchi.
Certo, cambierà qualche sfumatura, ma l’apparato simbolico è pressoché il medesimo.
De Sphaera – Un esempio pratico
Un esempio pratico di quello che sto scrivendo è rappresentato dal Sphaerae coelestis et planetarum descriptio, o semplicemente De Sphaera.
Parliamo di un trattato astrologico, decorato e miniato su pergamena nel XV secolo da Cristoforo De Predis per la corte Sforzesca di Milano.
Sfogliando questo reperto, a pagina 12, incontriamo una figura molto particolare.
È una sorta di giocoliere che si diletta con giochi di prestigio davanti ad un pubblico festante.
A quale carta dei Tarocchi ti fa pensare?
Credo che la risposta sia univoca: Il Bagatto.
Ritroviamo infatti una bacchetta, dei bicchieri sul tavolo, la borsetta per l’elemosina e le monete.
Anche la posizione delle braccia corrisponde pressoché a quella dell’Arcano I.
Proprio per questo, avendo capito il contesto sociale, riusciamo ad attribuire ai gesti del Bagatto una valenza decisiva.
Quando trasferiamo questa logica gestuale ai nostri consulti, riusciamo a rispettare la natura del Tarocco rendendo i nostri consulti super potenti, in termini di qualità e precisione.
Ovviamente, l’esempio qui riportato è semplice e colloquiale, solo per farti capire l’importanza della ricerca iconografica.
Ricapitolando: Tarocchi e gesti
Confrontando le carte dei Tarocchi, si nota che i personaggi compiono dei gesti.
Quando inseriamo una carta in un diagramma, possiamo relazionare la gestualità di un personaggio in base alle carte che la precedono o la seguono.
Possiamo capire se un gesto è compiuto come conseguenza di qualcosa, se è puro istinto, se vuole ammonire, diffidare, pregare, maledire o avvertire.
Se è un gesto che potrebbe avere delle potenziali conseguenze per noi, se ci vuole spingere alla prudenza, oppure se vuole evidenziare una situazione.
Ovviamente, è diverso se il gesto è presente in carte di movimento oppure in carte immobili.
Tutti questi aspetti polivalenti potrebbero rendere, di primo acchito, difficile l’interpretazione.
Tuttavia basterà seguire fino in fondo la logica consequenziale della stesa per avere una risposta univoca alla domanda fatta dal consultante.
Nel caso riportato in alto, è evidente che il Papa sta benedicendo un’unione.
Analizzare i gesti che compiono i personaggi è un ottimo modo per capire come, determinate persone, possono comportarsi nella propria quotidianità , quali pensieri hanno e come li mettono in pratica.
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