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Il Blog Di Francesco Guarino

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Tarocchi E Spiritualità

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I Tarocchi come archetipi

Uno dei nomi più importanti in ambito scientifico ed esoterico è quello di Jung. Pur rimanendo nell’ambito della psicologia, è lo studioso che più di tutti è riuscito ad avvicinarsi alla dimensione trascendentale dei simboli e degli archetipi, intuendo che la loro natura andava al di là di una manifestazione culturale e storica.

Profondo conoscitore dei miti, delle filosofie, privo dei pregiudizi tipici di molti uomini di scienza, nella sua opera intuisce che negli esseri umani vi è una dimensione non riducibile entro le limitate categorie del pensiero scientifico.

Pur non rinunciando mai ad una metodologia e ad uno scopo strettamente psicologici, si stacca nettamente dalle correnti tradizionali della psicanalisi.

Jung teorizza che al di sotto dell’ inconscio personale, pieno di pulsioni sessuali represse, dei desideri infantili che cercano di manifestarsi nonostante la censura della coscienza, c’è l’inconscio collettivo: un mare primordiale nel quale sono depositati, insieme a tutti i ricordi atavici della nostra specie e delle specie dalle quali ci siamo evoluti, nuclei numinosi, centri di agglutinamento energetici che caratterizzano l’essere umano e fanno parte della sua natura più essenziale.

La donna e l’uomo non sono solo animali dotati di organi e funzioni, ma anche dell’anima, cioè di una caratteristica superumana che è incastonata nella nostra profonda umanità.

Jung sostiene che non sempre i sogni sono espressioni di desideri repressi, come diceva Freud, ma talvolta sembra che qualcosa o qualcuno affiori e parli con grande autorità e competenza, portando un messaggio a volte risolutivo, altre volte enigmatico, ma sempre straordinario e diverso dai sogni quotidiani.

Anzi, nei sogni, i due aspetti si manifestano sempre (o quasi) collegati uno all’altro e perciò l’interpretazione deve avvenire su due piani, ma talvolta il centro luminoso si rivela nudo, evidente: si tratta dei grandi sogni, quelli che gli antichi ritenevano mandati dagli Dei.

In questi sogni i nuclei profondi risplendono improvvisamente in forma talora chiara, talora enigmatica, ma sempre esercitando un influsso sul sognatore e determinando in lui un cambiamento, un’evoluzione spirituale.

Questi nuclei di energia vengono da Jung chiamati Archetipi: si tratta di immagini emblematiche, simboliche di qualcosa che va al di là dell’uomo e che lo mettono in sintonia con il piano divino, facendogli scoprire di avere in sé una scintilla di Fuoco.

Tra l’altro, noteremo che questa funzione dei sogni è espressa con l’arcano numero XVIII, ovvero La Luna.

Anche Platone aveva parlato delle idee, la cui sede è nell’Iperuranio, cioè al di là del cielo: ogni cosa sulla terra è il riflesso e l’incarnazione di queste idee che non sono prodotte dalla mente razionale, dal cervello, ma da un altro piano, da una dimensione che non siamo soliti considerare come reale, allo stesso titolo della realtà delle cose quotidiane e contingenti; però le idee sono i modelli e gli archetipi di queste ultime.

Questi nuclei divini sono caratteristici della specie umana: varierà da luogo a luogo e da popolo a popolo il modo di visualizzarli e, cioè, di tradurli sul piano dei simboli. Per cui il cinese ha l’I Ching e l’occidentale ha i Tarocchi. Gli indios sudamericani interrogano le foglie di coca ed i pellerossa interpretavano le figure formate da ossicini o pietre.

Il principio però è sempre uno: una realtà extraordinaria si traduce in simbolo, in forma, in figura, in immagine onirica. Queste forme, queste immagini che vengono dal profondo, sono generalmente soffocate dagli automatismi della vita quotidiana, dal piano banalmente razionalistico dell’esistenza: persino individui che si reputano religiosi rifiutano la realtà di questo piano dell’essere e riducono la loro religione ad un insieme di precetti seguiti per abitudine e di dogmi sui quali non si sono mai presi la briga di riflettere: cosicché il retto agire viene compiuto o per convenzione sociale o per evitare le punizioni di un Dio crudele e autoritario.

Questi errori dipendono dall’interpretazione letterale dei simboli operata dalla mente razionale che, nella sua ansia di catalogare, incasellare, mettere etichette sulla scatola nella quale pretende di chiudere ciò che è fuori da ogni dimensione e limitazione, cioè lo spirito, opera una riduzione ridicola, ma anche tragica, se si pensa dove ha portato il mondo cosiddetto civile.

In questa situazione assurda è come se fossimo chiusi in un sacco e pensassimo che tutto ciò che esiste è dentro al sacco: in esso viviamo fino alla morte, rimandando a quell’attimo, un improbabile momento della verità che ci auguriamo avvenga il più tardi possibile.

Il che è umano e giustificabile, morire non piace a nessuno, a meno che il cuore sia pieno di disperazione; però si potrebbe anche

vivere con la testa fuori dal sacco o, almeno, cercando di tirarla fuori. D’altronde perché precludersi uno sviluppo che è in fondo naturale per l’uomo, che è anzi proprio ciò che egli deve realizzare nella sua dimensione, con tutte le miserie che gli sono proprie?

Quando si parla di poteri soprannaturali, la gente immagina cose mirabolanti: potere sugli elementi che compongono la materia, potere sugli eventi futuri e, purtroppo, sulle persone.

Cioè, il termine “potere” va ad indicare qualcosa che da potenza sul piano umano per imporsi e lottare nella battaglia quotidiana contro il mondo: è perciò una visione limitata, distorta, basata sulla debolezza e non sulla forza.

Si vorrebbe leggere nel pensiero per poter dominare le persone, si vorrebbe avere la capacità di distruggere i nemici per rifarsi di tutte le sopraffazioni subite o, almeno, rispondere ad esse.

I Tarocchi non servono a chi ha in mente uno sviluppo spirituale del genere. Ovviamente, questo non è nemmeno uno sviluppo, ma un incancrenirsi dell’essere dove i peggiori difetti vengono coltivati come preziose pianticelle.

Alla base della ricerca del potere c’è l’odio, alla base della ricerca della verità c’è l’amore. Come diceva Kafka: il potere corrompe. È per questo che i Misteri venivano rivelati a pochi e non dovevano essere divulgati.

Fatta luce su questo equivoco, torniamo a noi e ai nostri Tarocchi. I Tarocchi sono anche archetipi, nuclei fondamentali, concentrazioni di spirito vestite in modo da rappresentare per noi, tutte le possibili situazioni umane ed il loro corrispondente superumano, così che dal simbolico è possibile entrare in contatto con la realtà irraggiante che sta dietro.

I Tarocchi perciò servono in modo eccezionale per la conoscenza di se stessi, cosa che era raccomandata dai sapienti dell’antichità come la base di ogni sviluppo spirituale: “conosci te stesso” diceva l’oracolo di Apollo a Delfi.

È la stessa cosa che dice anche la Tavola di Smeraldo.

Nei misteri di Dioniso un oggetto rituale molto importante era lo specchio, cosa che sembra piuttosto interessante per questa dissertazione.

I Tarocchi, quindi, sono archetipi e parlano un linguaggio fatto di colori, figure, forme geometriche, numeri, il quale risveglia qualcosa in noi. A forza di usarli, anche e soprattutto per la meditazione, la facoltà latente di penetrare nell’altra dimensione diventa sempre più percettiva ed il contatto non è più cosa sporadica o abnorme, barlume di luce subito spento, ma diventa più familiare, ci si abitua a captare le cose che sono velate sotto la realtà quotidiana, si comincia a vedere ciò che è davvero reale… nella sua vera dimensione.

Tutto ciò avviene in modo oscuro perché la luce si fa strada progressivamente, per illuminazioni successive: la resistenza, infatti, è data proprio dal timore di dar peso a queste sciocchezze, atteggiamento dettato dalla paura dell’ignoto e da quella di perdere le illusioni sulle quali ci si era abituati a costruire la nostra esistenza.

Naturalmente questa facoltà di penetrazione diventa un modo di vivere e di sentire anche le cose quotidiane, come un cieco che acquista la vista, non la usa solo per contemplare tramonti, ma per guardare la gente, per amare, per mangiare, per muoversi, per evitare pericoli… insomma, per esercitare in piena consapevolezza le sue funzioni quotidiane di essere umano.

L’affinarsi di questa facoltà rende possibile ricevere il dono dell’illuminazione definitiva, dono ricevuto dai santi, dagli alchimisti e chissà da quanti noti stregoni di tribù sconosciute, o gente semplice, il cui nome non è mai stato reso noto, gente che vive secondo una vera natura, ascoltando voci che si levano dal vento, dagli alberi, dall’acqua, dal fuoco, dai sassolini, dagli animali e dagli esseri umani soprattutto, per i quali disinteressatamente hanno usato le proprie straordinarie facoltà.

Comunque, le vie dello spirito sono infinite e ciascuna deve trovare il sentiero conforme alla propria natura – la via del cuore – e ciò può essere fatto soltanto: conoscendo se stessi.

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francesco guarino

Francesco GUARINO

negli ultimi anni Francesco ha creato un seguito di migliaia di tarologi, venduto centinaia di migliaia di copie dei suoi libri, ridefinito il concetto di lettura Tarocchi e fondato una scuola di tarologia che aiuta un milione e mezzo di persone ogni anno a fare l’esperienza tarologica in tutti i suoi aspetti.

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