Oswald Wirth (1860-1943): il più grande conoscitore di simboli a cavallo tra il 1800 e il 1900.
Nel 1887, l’esoterico Paul Roca suggerì al marchese Stanislas de Guaita (1861 – 1897), malato di cancro, di incontrare il giovane Wirth che era conosciuto come pranoterapeuta.
I due si conobbero in rue Pigalle e da lì, i destini di entrambi, si plasmarono a vicenda.
De Guaita iniziò il Wirth al mondo dei Tarocchi incitandolo a disegnarne un mazzo.
Nacque così, nel 1889 a Parigi, Les XXII Arcanes du Tarot kabbalistique, restituès à
leur puretè hièrogliphique sous les indications de Stanislas de Guaita.
Negli anni a seguire Wirth studiò il simbolismo di diverse correnti specialmente quello massonico e, trentotto anni più tardi, scrisse l’opera destinata a rimanere nella storia dei Tarocchi: Le Tarot des imagiers du Moyen Age, restituè dans l’esprit de son symbolisme.
Il libro di Wirth
Oswald Wirth iniziò a studiare la simbologia in modo ossessivo e compulsivo.
Difatti è stato il più grande conoscitore dei simboli tra L’Ottocento e il Novecento.
Sprofondò nella simbologia massonica e trentanni più tardi scrisse quello che – ad oggi – viene considerato il testo più completo lasciato nella storia degli studiosi: I Tarocchi.
Nel libro ingloba tante altre materie, non solo gli Arcani.
Ogni Lama viene studiata nel suo aspetto alchemico, cabalistico astrologico, numerologico e semantico.
Nella parte divinatoria ritroviamo anche la spiegazione delle parole chiave e di alcuni metodi di lettura.
Attenzione però…
nonostante sia un testo corposo, il Wirth ha voluto – a forza – far collimare tutte le nozioni presenti nel firmamento esoterico con la materia Tarocchi.
Questo l’ha portato, da un lato, a scrivere un testo davvero buono, ma dall’altro a forzare un po’ troppo qualche spiegazione.
Inoltre, per disegnare il suo mazzo si è ispirato al Tarocco di Marsiglia, ma nel riproporlo a “modo suo”, ha tolto quel messaggio iniziatico ed esoterico che invece è presente nel patrimonio dei Mastri cartai francesi.
Facciamo l’esempio con l’Arcano XVI: La Casa Dio.
Nel Tarocco di Marsiglia, La Casa Dio può essere rapportabile anche ad una festa e ad un’esplosione di gioia.
Il Wirth, dal canto suo, la rende qualcosa di assolutamente negativa con un fulmine che va a sconquassare la torre e due personaggi che crollano miseramente a terra.
Ad uno di loro viene addirittura spaccata la testa da un mattone che gli cade sopra.
È un libro che consiglio e che devi avere nella tua libreria.
Forse, se sei un neofita, non ti conviene partire da questo testo perché potrebbe essere un po’ difficile.
D’altronde, se si cerca di inglobare tutte le materie, va da sé che il tutto diviene un po’ macchinoso.
Dove acquistare il libro di Wirth?
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Un altro consiglio che voglio darti è proprio quello di approcciare al testo avendo cura di meditare sul Tarocco disegnato dallo stesso Wirth.