Dopo molti articoli in cui ho cercato di spiegare con originalità cosa fossero i Tarocchi, permettimi di iniziare con un concetto scontato.
Il Tarocco di Marsiglia non è uno strumento per la divinazione.
È uno strumento per la scoperta del Sé autentico.
Attraverso i Tarocchi puoi metterti in contatto con una sorta di intelligenza superiore, comprendere chi sei e realizzarti.
Gli Arcani servono per risvegliare le intuizioni più profonde, quella saggezza che nasce da dentro di te, una guida interiore che non può essere insegnata.
Poiché l’uso dei Tarocchi è cresciuto e si è diffuso in molte culture, questi hanno preso il loro posto legittimo come parte di un’eredità spirituale condivisa da tutta l’umanità .
Ecco perché è importante fare un distinguo…
Cartomanzia o Tarologia?
Per capire la differenza, partiamo dal significato.
Ecco cosa recita Wikipedia per il lemma cartomanzia:
La cartomanzia è un metodo di divinazione effettuato tramite la consultazione di un mazzo di carte che possono essere normali carte di seme italiano o francese, tarocchi o speciali carte illustrate dette Sibille.
Cartomanzia è una parola composta da: carte + manzia (manteia).
Letteralmente, manteia è il modo di determinare la volontà degli dei, la divinazione e la profezia.
Manteia è un termine che proviene dai misteri eleusini e si riferisce ad uno stato di coscienza in cui questa diventa libera dall’ego e può, quindi, percepire l’Io senza veli egoici.
Così, quando si uniscono il termine carte, con il termine manteia, abbiamo la cartomanzia, ovvero il predire il futuro per mezzo delle carte.
Ora, negli ultimi secoli questa disciplina ha conosciuto un grande successo.
Questo perché le persone, in misura sempre maggiore, si dedicano alle carte a scopo divinatorio.
Tuttavia, quando ad essere usate non sono le carte ma i Tarocchi, si può ancora parlare di cartomanzia?
Anticamente i termini carta da gioco e carta venivano usati ad indicare anche gli stessi Tarocchi, proprio come spiego nel mio libro Tarocchi Tra Ragione E Intuizione.
Tuttavia, se le carte potevano rappresentare anche i Tarocchi, è il suffisso manzia (-manteia) che cambia.
Infatti, quando si impiegano i Tarocchi non più per prevedere il futuro, ma per riflettere e rispettare la Scienza Sacra che si interessa all’argomento, il termine -manteia non è più appropriato ed è opportuno parlare di Tarologia.
Nel caso specifico, la Tarologia è l’impiego dei Tarocchi (Taro) per intavolare un discorso (-logìà ).
Vediamo cosa dice la Treccani sul suffisso -logìa:
-logìa [dal gr. -λογία, der. di -λόγος: v. -logo]. – Secondo elemento di molte parole composte derivate dal greco o formate modernamente, in parte riferite genericam. all’atto e al modo di dire, di parlare, e quindi col sign. di «discorso, espressione» e sim. (come in brachilogia, dittologia, tautologia, ecc.); in parte col sign. di «studio, trattazione, teoria, dottrina» e sim., nella maggioranza dei nomi che designano le varie scienze o i loro particolari settori (come teologia, geologia, archeologia, zoologia, entomologia, psicologia, astrologia, ecc.).
Ora, se è vero che per tanti secoli si è giocato al gioco dei Tarocchi, è anche vero che questi hanno veicolato un insegnamento sull’uomo che, per estensione, riesce ad essere il punto di contatto tra il materiale e lo spirituale, l’essere umano ed il sacro.
Ecco perché oltre che improprio, l’impiego del Tarocco atto a rispettare determinate direttive spirituali ed ontologiche, deve essere assolutamente visto come una dottrina che prende il nome di Tarologia.
Cartomante o tarologo?
Seguendo la scia di questo ragionamento, il cartomante è colui che, attraverso le carte, cerca di investigare eventi futuri.
Può farlo rivelando delle dinamiche non ancora avvenute oppure dando suggerimenti su cose che accadranno.
Il cartomante può utilizzare qualsiasi mazzo di carte, dal Tarocco a quelle da gioco.
Ad ogni modo, indipendentemente da tutto, si ha come un senso di sfuggevolezza dopo una lettura cartomantica.
Se dovessimo guardare gli ultimi due secoli di predizioni, noteremo che la precarietà la fa sempre da padrona e le cose predette difficilmente si sono avverate.
Ecco perché credo che utilizzare il Tarocco per fare della cartomanzia non sia solo sbagliato, ma anche irrispettoso verso lo strumento stesso e chi ci si rivolge.
Dal canto suo, il tarologo è un interprete, alla stregua di un traduttore.
Il suo compito è quello di portare alla coscienza del consultante dei messaggi che siano il più fedele possibile alla nozione extra ordinaria che sta mandando il Tarocco.
A differenza di un cartomante, il tarologo non predice nulla e non mette il suo intuito davanti agli Arcani stessi.
Tarologo: ciarlatano o consulente di fiducia?
Cercherà di spostare il piano di lettura su ciò che c’è di più oggettivo.
Esiste così un preciso modello con cui affrontare la lettura tarologica che si discosta dalla cartomanzia.
Per investigare questo modello è opportuno conoscere la logica dei Tarocchi.
Ecco perché nel nostro corso Impara A Leggere I Tarocchi, non faccio studiare nulla a memoria ai partecipanti, ma gli consegno la chiave con cui decifrare la simbologia del Tarocco e capire la sua grammatica.
Una volta che avrai assorbito e capito la logica degli Arcani, sarà semplicissimo per te fare delle letture precise e potenti.
L’importanza di distinguere tra le due materie
Oggi si sta sviluppando un modo molto strano di vedere la questione.
I tarologi usano come cappello il fatto che non sono cartomanti, quasi a voler dare valore a quello che stanno facendo.
I cartomanti, dal canto loro, si tengono stretta la cartomanzia come fosse una scienza sacra.
Quelli più intraprendenti mettono annunci del tipo: sono cartomante, tarologa e astrologa e blablablabla…
Quindi fanno un minestrone di materie.
In questo coacervo di idee, io do ragione a Lacan quando dice: i significati sono sassi in bocca ai significanti.
Il mio consiglio è quello di fare a pezzi la definizione, fare a pezzi il significato.
E quando credi in ciò che fai, quando lo fai con il cuore, quando sei utile e rispetti gli altri, allora puoi permetterti di fare ogni cosa.
Soprattutto, non hai bisogno di fare questi macro cappelli per introdurre il discorso, di quanto la tua materia è importante (addirittura più di un’altra).
Attenzione…
… te lo sta dicendo una persona che non fa cartomanzia, ma propende per la tarologia, quindi non avrei alcun tipo di motivo, né tanto meno rientro, nel parlare in questo modo.
Però, finché sei mosso da altri motivi che esulano da quelli appena citati, allora ecco che nasce l’esigenza di definire, prendere le distanze da qualcosa, spendere milioni di parole su quanto la tua attività è più importante di un’altra.
Allora ecco che non basta più la tarologia o la cartomanzia, ma verranno sempre introdotte nuove materie come:
- la Tarosofia,
- la Taromanzia,
- gli AstroTarocchi,
- gli psicoTarocchi.
Strano che nessuno abbia ancora tirato fuori la cartologia!
E in questo brulicare di concetti, di definizioni, l’individuo che ha bisogno d’aiuto rimane confuso, ingabbiato nel lemma, perso da questa moltitudine di strade.
Cartomanzia e Tarologia: un esempio di interpretazione
Per cercare di capire ancora meglio la differenza tra le due materie, ti riporterò un esempio di un metodo di lettura presente in due libri diversi.
Il primo libro si chiama: Come fare il futuro con i Tarocchi, edito da Vallardi.
Ovviamente in questo caso siamo introdotti nella cartomanzia.
L’esempio che riporto è il metodo delle 7 carte.
Secondo l’autrice, Sylvie Simon, questo metodo di lettura si può effettuare sia con gli Arcani maggiori che con quelli minori.
Si deve scegliere una carta che rappresenta il consultante oppure l’argomento della domanda.
Dopodiché, si mettono in fila 6 carte coperte, pescate una dopo l’altra.
Partendo dalla prima carta, si contano 5 carte e si volta la quinta, leggendola.
Poi si ripete l’operazione a partire dall’ultima carta girata, finché tutte le carte sono scoperte.
Ecco l’esempio di una lettura.
Una giovane vuole sapere se si sposerà presto.
Si prende l’Imperatrice per rappresentarla e, in seguito, si girano le carte come mostrato in figura.
Il responso dell’autrice del libro è questo:
la giovane, raffigurata dall’Imperatrice, farà un incontro sentimentale (6) che diventerà presto un grande amore (19).
Questo amore la porterà al matrimonio (5), seguito da una gravidanza (18), confermata dalla Papessa.
Ci sarà dunque una nascita, annunciata dal Bagatto.
Ora, una seconda lettura che ti voglio proporre è presa da un libro di quello che, erroneamente, viene considerato il papà della tarologia.
Il libro è La Via Dei Tarocchi e gli autori sono Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa.
Nel caso specifico riporto una strategia che l’autore chiama: gli aspetti passati, presenti e futuri.
La carta iniziale rappresenta il passato, la seconda il presente e, la terza quello che ci si aspetta dal futuro.
Un consultante chiede: riuscirò finalmente a prendere la patente?
Le carte estratte sono:
Jodorowsky interpreta nel seguente modo: nel passato si era già presentato all’esame, ma senza successo (13).
Ora è consapevole di essere cambiato (13).
Forse ha acquisito la consapevolezza del pericolo propria del bravo guidatore (7).
Nel futuro supererà l’esame con successo, ma soltanto nel caso in cui consideri l’esaminatore come un alleato e non come un nemico (19).
Ora, come puoi ben notare, queste due letture differiscono per qualche particolare.
In quella cartomantica possiamo vedere la presenza di diversi meccanismi folkloristici: partendo dalla prima carta, si contano 5 carte e si volta la quinta, leggendola. Poi si ripete l’operazione a partire dall’ultima carta…
Nel metodo tarologico è tutto molto più snello.
Tuttavia esistono dei passaggi che sembrano sovrapporsi, come la scivolata sull’esito futuro.
Ovvio, nella cartomanzia c’è un senso di perentorietà mentre, nell’interpretazione tarologica, c’è una condizione da rispettare per far avverare ciò che è stato detto.
Non a caso la frase finale recita: nel futuro supererà l’esame con successo, ma soltanto nel caso in cui consideri l’esaminatore come un alleato e non come un nemico.
Tarologia: un concetto essenziale
Per il mio lavoro, mi dà un senso di disagio la definizione.
Sono un appassionato di simboli, nella loro forma storica e nella loro forma più esoterica.
Non so se sono un tarologo, un tarocchista o chissà cosa.
Ciò che so è che amo usare i Tarocchi ed aiutare gli altri.
Medito spesso su questi cartoncini colorati e disegnati e, negli ultimi 15 anni, non ho fatto altro.
Un’altra cosa che so è che odio essere incastrato in una corporazione.
Difatti, noto che sempre più persone, senza alcun tipo di preparazione, si definiscono tarologi solo per dare spessore al proprio lavoro.
Esiste anche chi, nel tentativo di creare una sorta di religione o setta, dice che la tarologia prende vita solo impiegando uno specifico mazzo di carte, oppure leggendole in base a direttive che solo qualche scuola può dare.
Ecco, credo che questa sia spazzatura e, ad oggi, si sta deformando nuovamente questo concetto, scivolando ancora una volta nell’indefinito, nebuloso e patetico.
Uno strumento come il Tarocco ha un unico obiettivo finale: permettere all’uomo di (ri)pulirsi dagli strati sociali che non gli appartengono e riscoprire la sua essenza, al fine di vivere in asse con questa.
Se a questo processo sacro gli vogliamo attribuire un nome, facciamolo.
Ma nell’eterno conflitto su come dovrebbe chiamarsi qualcosa, io ho deciso di occuparmi dei Tarocchi.
Il resto lo lascio agli altri.
D’altronde, ciò che è vero… è vero per te.